Il bel nipote della mia ex amica...ultima puntata (purtroppo!)
by Ladycougar72Visto: 29 veces Comentarios 0 Date: 19-11-2025 Idioma:
Dopo quella prima volta nella cabina, ne erano seguite moltissime altre: se quella cabina potesse parlare, chissà quante ne avrebbe da raccontare!
Vi racconto solo e brevemente la volta successiva, di quando mi ha inculata in piedi, in quel piccolo spazio, senza neppure un po’ di lubrificante, come una puttana: la “sua” puttana, come mi chiamava lui ed io, al solo pensiero, mi bagnavo e mi bagno ancora oggi.
Sempre il solito copione: pomeriggio caldissimo ed assolato, incontro sotto l’ombrellone, un fugace cenno con lo sguardo e dopo qualche minuto eccoci chiusi nella solita cabina.
Nemmeno il tempo di spogliarmi che già avevo il suo bel cazzo in gola. Il suo sapore, il suo odore, mi facevano impazzire, non capivo più nulla: quel ragazzo mi aveva proprio “presa di testa”. Tutta la sera del giorno precedente e la notte le avevo passate pensando a lui ed al suo arnese che entrava dentro di me. Ormai, dentro alla cabina mentre facevano sesso sfrenato, non gli bisbigliavo neppure più di non fare rumore, non mi interessava più, volevo solo godere di lui e non mi interessava nient’altro.
Quella seconda volta, ero eccitatissima e vogliosa di porcate ancora prima di entrare nella cabina, non capivo più nulla: gli facevo cenno di voltarsi e sempre inginocchiata sul pavimento, gli aprivo cone la mani quelle belle natiche sode, scoprendogli ed allargandogli l’ano, che cominciamo a leccare ed a succhiare con voluttà.
Matteo si appoggiava alla parete inarcando la schiena, offrendomi il suo buco del culo e permettendomi di infilarci la mia lingua e succhiarlo meglio. In quel momento ero al culmine dell’eccitazione, non so cosa non avrei fatto, bastava che lui me lo chiedesse.
Ed ecco che arrivava la perentoria richiesta: “Voglio il culo!”, mi sussurrava.
Come un automa, non gli rispondevo neppure. Guardavo il suo imponente bastone di carne misura XL e mi assaliva un po’ di timore, ma lo superavo immediatamente: me l’ero cercata ed adesso dovevo pagargli pegno. Eppoi, ero così eccitata che non mi interessava: volevo essere totalmente sua!
Mi alzavo senza proferire parola, allargavo le gambe ed appoggiavo le mani alla parete di legno della cabina, inarcando la schiena nella sua direzione, offrendogli il mio culone abbronzato.
Mi aspettavo che Matteo mi ricambiasse il favore leccandomi un po’ l’ano anche al fine di lubrificarlo un pochino, ma nulla: come mi mettevo in quella posizione, lui si poneva dietro di me, piegando un po’ le gambe per ovviare alla sua altezza, mi appoggiava il cazzo sull’ano e, con un solo colpo, lo faceva entrare.
Sentivo un dolore lancinante ed emettevo un grido che lui tentava di smorzare tappandomi la bocca con la mano, per evitare che gridassi ancora e svelassi la nostra presenza nella cabina a qualche passante. Cominciò quindi a pomparmi quel cazzone nel culo, dapprima piano, delicatamente, ma quando i colpi si facevano più veloci e più profondi, il dolore si faceva più intenso, ma si confondeva con il piacere, il godimento di essere sodomizzata da quel bel ragazzo che stavo facendo godere anche con il culo.
Matteo, ansimava sempre di più ed al culmine del piacere, con dei colpi profondi e decisi, mi spruzzava dentro un getto enorme di sperma bollente, che percepivo nella pancia sotto forma di calore. Trascorso qualche secondo, estraeva il cazzo dal mio culo, da dove usciva la sua sborra a fiotti, che colava sul pavimento della cabina. Avevo l’ano dolorante, dal quale fuoriuscivano abbondanti colature di sborra e sangue, mi girava la testa ed ero persino malferma sulle gambe, ma ero al settimo cielo: mi giravo e mi avvinghiavo a lui, baciandolo appassionatamente.
Nei giorni a venire, la puntata nella cabina, una o più volte al giorno, era d’obbligo. Credo di non aver mai scopato così tanto e così intensamente nella mia vita: facevamo di tutto, scopavamo in tutti i modi, tutti i giorni, più i pompini che gli facevo ovunque, come e quando potevo: avevo sempre il suo cazzo in bocca.
Matteo doveva rimanere al mare con sua nonna per meno di una settimana, poi sarebbe dovuto andare in Corsica con degli amici, ma erano trascorsi oramai più di venti giorni ed era ancora lì e non aveva intenzione di andarsene…
Capivo però che la storia doveva finire: era oramai una relazione troppo compromettente ed anche mio marito, che era sempre al corrente di tutto, cominciava ad essere preoccupato. Quel ragazzo aveva preso una sbandata per me ed io per lui; non potevamo più fare a meno l’uno dell’altro, eravamo sempre insieme. Le nostre puntate nella cabina cominciavano a non passare più inosservate, gli ospiti dei bagni cominciavano a mormorare ed anche la mia amica Armanda, la nonna del ragazzo, aveva cominciato a sospettare qualcosa, perché si dimostrava sempre più asciutta e seccata nei miei confronti, fino a togliermi persino il saluto.
Insomma, decisi di troncare e, d’accordo con mio marito, decidemmo di andarcene prima del previsto. Salutai quindi il bel Matteo che si dimostrava dispiaciuto e rammaricato del mio abbandono, pur capendo anch’egli che la bella storia di sesso sarebbe dovuta finire lì.
Non l’ho più rivisto né sentito e non so più nulla di lui, ma meglio così … E’ stata una bella storia, ma come tutte le belle storie che si rispettano, devono finire con la solita frase: “… E vissero tutti felici e contenti!”