Il nostro matrimonio.
by Coppia63Visto: 1067 veces Comentarios 5 Date: 18-08-2025 Idioma:

Ho aggiunto poco fa' 2 scatti di quel famoso giorno.
Sono Francesco, e dopo sei anni di fuoco con Lusy, il nostro matrimonio è stato il sigillo di un amore selvaggio e trasgressivo. Sei anni in cui Antonio e Stella, i nostri complici, ci hanno guidati in un mondo di piacere senza confini. Quando decidemmo di sposarci, non c’era dubbio: loro sarebbero stati i nostri testimoni. La notte di nozze, nella suite dell’hotel sopra la sala ricevimenti, fu un’orgia che ancora mi fa tremare al solo ricordo. Ma andiamo con ordine.
Il giorno delle nozze fu un giorno magico. La chiesa, un’antica basilica Siciliana, era avvolta dal profumo dolce dei gigli bianchi e delle rose rosse, i fiori disposti lungo la navata che sembravano pulsare sotto la luce delle candele. La musica, un coro di voci angeliche accompagnato da un organo che rimbombava con note solenni, riempiva l’aria, un suono che mi faceva venire la pelle d’oca. Lusy era una visione: un abito da sposa di seta bianca, aderente, che esaltava le sue curve, il seno pieno, il culo sodo. Sotto, come scoprii dopo, indossava un completo di pizzo bianco raffinato: reggiseno, mutandine e autoreggenti, ma anche un plug anale che Stella le aveva infilato mentre l’aiutava a vestirsi, un segreto che le faceva brillare gli occhi. Il suo rossetto rosso ciliegia, le unghie smaltate di un rosa perlato, la rendevano una sposa divina. Io, in un completo nero sartoriale, sentivo il cuore battere forte, il profumo del mio dopobarba che si mescolava all’aria sacra.
Antonio e Stella erano eleganti, quasi regali. Antonio, in un tuxedo nero, i capelli brizzolati che gli davano un’aria di comando, emanava un odore di sandalo e tabacco. Stella, una dea oscura, indossava un vestito lungo di seta nera, con uno spacco vertiginoso che saliva fino alla coscia, rivelando che sotto non portava nulla. Il suo rossetto bordeaux, le unghie laccate di nero lucido, e il profumo di rosa nera e spezie la rendevano irresistibile. Ogni suo movimento, il fruscio della seta, era un invito al peccato.
Il ricevimento si tenne nella sala dell’hotel, un salone con pareti dorate, lampadari di cristallo e tavoli adornati di orchidee bianche, il loro profumo dolce che si mescolava all’odore del vino rosso e del cibo: aragoste, tartufo, champagne. La musica, un mix di jazz sensuale e pop italiano, faceva vibrare l’aria, invitando gli ospiti a ballare. Lusy, radiosa, ballava con tutti, ma quando Antonio la prese per un lento, nascosto dagli sguardi, le sue mani scivolarono sul suo culo, il suono del suo respiro che si accorciava, il profumo della sua eccitazione che si insinuava. Stella, accanto a me, sotto il tavolo allungava la mano, sfiorando il cazzo attraverso i pantaloni, il suono della cerniera che si tendeva, il suo sorriso sadico che mi faceva fremere mentre guardavo Lusy ballare.
Il momento della torta fu magico. Io e Lusy, al centro della sala, posammo per le foto, il coltello che tagliava la torta a più piani, il suono delle risate e degli applausi che ci avvolgeva. Poi Stella, con un ghigno, propose il lancio della giarrettiera. “Fallo bene, Francesco,” disse, la voce che drizza i peli. Mi inginocchiai ai piedi di Lusy, il suo abito bianco che si sollevava appena, rivelando le autoreggenti bianche. Il profumo della sua pelle, misto a quello del plug anale, mi travolse. “Non andare di fretta, altrimenti si perde il gusto,” mi provocò Stella, e rallenta, le mie mani che scivolavano sulla coscia di Lusy, il suono del pizzo che frusciava, la giarrettiera avorio che scivolava giù. Lusy poggiò la gamba sulla mia coscia, il suo sguardo che bruciava, la scena così sexy che gli ospiti trattennero il fiato. Il lancio della giarrettiera fece esplodere risate, ma l’aria era carica di tensione erotica.
Mentre i parenti iniziavano ad andare via, consegnando le bomboniere, Antonio sussurrò a Lusy: “Come bomboniera voglio le tue mutandine.” Lei, fingendo stanchezza, si sedette, il tavolo che la nascondeva. Con un movimento rapido, il suono del pizzo che scivolava lungo le cosce, si sfilò le mutandine bagnate, l’odore della sua fica che mi colpì anche a distanza. Le ripose nella scatola di una bomboniera e la porse a Antonio e Stella con un sorriso: “Questa è la vostra, ci vediamo dopo.” I testimoni si ritirarono, ma sapevamo che avevano una camera nel nostro hotel, e la notte era appena iniziata.
Salimmo nella suite nuziale, un tempio di lusso al quarto posto e a piano. La porta si aprì con un clic morbido, rivelando una stanza con pareti di velluto rosso scuro, un letto kingsize coperto di lenzuola di seta nera, petali di rosa sparsi sopra, il loro profumo dolce che si mescolava all’aria. Un lampadario di cristallo gettava bagliori soffusi, il suono di un vinile che suonava jazz sensuale in sottofondo, un ritmo lento che accendeva i sensi. L’odore di cera delle candele accese si intrecciava a quello del champagne in un secchiello di ghiaccio. Antonio ci aspettava, in slip neri e una camicia bianca aperta, il cazzo già teso, il profumo di sandalo e sudore che emanava potenza. Stella, al centro della stanza, era una visione: un corpetto di pizzo nero che le stringeva il seno, autoreggenti nere, tacchi a spillo da 12, il rossetto bordeaux che brillava, l’odore di rosa nera e spezie che saturava l’aria.
Appena entrammo, Antonio si avvicinò a Lusy, il suono dei suoi passi sul parquet che echeggiava. “Come sta la sposa?” chiese, infilando una mano sotto il suo abito. Trovò la fica bagnata, il plug anale ancora al suo posto, e rise. “Sei una porca, già tutta bagnata,” disse, la voce roca. Stella, con un sorriso sadico, aiutò Lusy a spogliarsi, il suono della zip dell’abito che scivolava, la seta bianca che cadeva a terra, lasciando Lusy nuda tranne per le autoreggenti bianche, il seno pieno che rimbalzava, i capezzoli duri. Io mi spogliai, il cazzo duro che odorava di desiderio, il suono dei miei pantaloni che cadevano sul pavimento.
Stella si sdraiò al centro del letto, le lenzuola di seta nera che frusciavano, e invitò Lusy accanto a lei. Iniziarono un 69 mozzafiato, il suono delle loro lingue che scivolavano nelle fiche, il gusto salato e dolce che le faceva gemere. Stella infilava la lingua nella fica di Lusy, poi sul plug anale, il suono vischioso che echeggiava, mentre Lusy ricambiava, succhiando il clitoride di Stella, il profumo delle loro fiche bagnate che inondava la suite. Io e Antonio, nudi, i cazzi duri, aspettavamo il cenno. Al primo segnale di Stella, mi posi dietro di lei, il cazzo che entrava nella sua fica con un colpo deciso, il suono umido che si mescolava ai suoi gemiti. Antonio fece lo stesso con Lusy, scopando la nella fica, il ritmo forsennato che la fece urlare, il primo orgasmo che la travolse, il suono dello squirt che schizzava sulle lenzuola, l’odore dolce e salato che si spandeva.
Lusy, ansimando, si fermò e prese uno strapon nero, lucido, che indossò con un ghigno. Si posizionò dietro di me, il suono del gel per lubrificare il fallo, e mi inculò con forza. Dopo anni, avevo imparato a godere con il culo, e ogni spinta, il suono della carne che si squarciava, mi faceva tremare di piacere, il cazzo che pulsava. Stella, vedendo la scena, fece scostare Antonio e prese Lusy nel culo con il suo strapon, il fallo che scivolava dentro, il suono vischioso che accompagnava ogni colpo. Lusy urlò, la fica che squirta va, l’odore del suo orgasmo che saturava la stanza, il corpo che vibrava sotto i colpi di Stella. Io, non resistendo, mi posizionai dietro Stella e la inculai, il cazzo che le riempiva il culo, il suono dei suoi gemiti che si intensificava, il suo orgasmo trattenuto che esplose, il suo squirt che colava sulle lenzuola.
Antonio, con un ghigno, si avvicinò a me, il suo cazzo doppio e spesso che odorava di muschio. Mi inculò, il dolore che si trasformava in piacere, il suono delle sue spinte che mi faceva sentire vivo, il cazzo che tornava duro. Lusy, vedendomi godere, ebbe un altro orgasmo, il suono dei suoi gridi che si mescolava al ritmo dei colpi di Stella. Poi Antonio, con un movimento deciso, aprì le gambe di Lusy. “Voglio metterti incinta,” grugnì, e la scopò nella fica con colpi potenti, il suono della carne che sbatteva, chiamandola “troia” e “porca”. Lusy, persa nel piacere, urlava: “Dammelo tutto!” Stella, accanto, alzò le gambe, invitandomi a fare lo stesso. “Guarda che puttana è tua moglie,” mi sussurrò, mentre la scopavo nella fica, il suono umido che si mescolava ai gemiti.
Antonio sborrò nella fica di Lusy, il calore che le inondava l’utero, il suono del liquido che colava, l’odore della sborra che si mescolava al suo squirt. Stella mi fece uscire, segandomi con la mano, e mi fece sborrare sulla sua fica pelosa, il suono dello schizzo che echeggiava, l’odore salato che mi travolgeva. “Leccami, pulisci,” ordinò, e io obbedii, la lingua che scivolava tra le sue pieghe, il gusto della mia sborra e del suo orgasmo che mi faceva gemere. Poi Stella mi spinse verso Lusy: “Pulisci anche lei.” Leccai la fica di Lusy, la sborra di Antonio che colava, il sapore amaro e salato che mi riempiva la bocca, il suono dei suoi gemiti che mi incitava.
La notte fu un susseguirsi di corpi, cazzi, fiche, sborra e persino il piscio. Stella, dominante, pisciò nella mia bocca, il suono del getto che echeggiava, l’odore acre che ci avvolgeva. Antonio si alternava scopando e inculando me e Lusy, i nostri orgasmi che si mescolavano ai loro, il suono dei gemiti e degli squirt che riempiva la suite e Stella che faceva a gara con Lusy per chi aveva l'orgasmo più forte. Alle 6 del mattino, esausti, ci facemmo la doccia, i corpi ricoperti di sborra e succhi vaginali, l’odore del sesso che impregnava ogni angolo, dalle lenzuola nere al pavimento di marmo. L’acqua calda lavava via il sudore, ma il profumo del piacere restava, un marchio indelebile. Le lenzuola nere, macchiate di fluidi, raccontavano la nostra notte. Facemmo colazione in un silenzio complice, il suono dei cucchiaini nelle tazze di caffè, l’odore del pane tostato che non riusciva a coprire il ricordo del piacere. Antonio e Stella, eleganti anche dopo l’orgia, ci accompagnarono a prendere la nave per la nostra crociera di nozze. “Ci rivedremo presto,” disse Stella, il rossetto bordeaux ancora perfetto, il suo sorriso che prometteva altre notti di fuoco. Lusy, con un sorriso timido ma audace, annuì, il plug anale nuovamente dentro, un segreto che la faceva brillare. Io, stringendo la mano di Antonio, sapevo che il nostro matrimonio era solo parte di un viaggio senza limiti.
Vedi foto del nostro vero matrimonio posate sul sito.
Il prossimo racconto parla di come o convinto Lusy allo scambio di coppia... La sua prima volta con una coppia stupenda. Stella e Antonio.