HISTORIA TìTULO: Il Dono di Jacques — Parte 5: Claire in vetrina 
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Il Dono di Jacques — Parte 5: Claire in vetrina Espana language


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Il Dono di Jacques — Parte 5: Claire in vetrina

by Durocheduri
Visto: 0 veces Comentarios 0 Date: 27-07-2025 Idioma: Language

Il club privé non aveva nome. Solo un’insegna dorata a forma di chiave, sopra un portone di pietra tra i vicoli nascosti di un’antica villa provenzale, appena sopra Valbonne. Nessuno vi entrava per caso. Chi era ammesso, aveva ricevuto l’invito. Il silenzio era la prima regola.

Claire camminava al mio fianco, coperta da un trench bianco. Nulla sotto. Solo pelle. Il viso truccato con grazia, i capelli raccolti. Un collare in cuoio nero con una targhetta sottile: “Owned”. Un simbolo che parlava chiaro.

Jacques ci seguiva, un passo dietro. In giacca nera, il volto teso. Le mani unite dietro la schiena. Era l’ombra del suo stesso desiderio.

Varcammo l’ingresso tra sguardi silenziosi. Luci rosse, velluti profondi, odore di ambra e pelle. Coppie, donne sole, uomini già seduti ai bordi delle alcove. Tutti guardarono Claire. Alcuni con ammirazione. Altri con fame.

Io alzai il mento e parlai chiaro:

— «Questa donna non è qui per scegliere. È qui per essere scelta. È mia. Ma stanotte sarà vostra. Completamente.»

Claire abbassò lo sguardo. Un fremito le attraversò le cosce.

— «Portatela nella stanza rossa» dissi. «Preparate il palco. Voglio che venga vista. Poi presa. Poi riempita. Da ognuno di voi.»

La sala era un teatro sensuale: un letto circolare al centro, specchi ai lati, panche per gli spettatori. Luci soffuse. E uno specchio sul soffitto. L’ambiente perfetto per farla esistere sotto ogni angolazione.

Claire salì sul palco. Le tolsi il trench lentamente, come si scarta un oggetto sacro. Rimase nuda. Fiera. E silenziosa. Un corpo perfetto che sapeva di appartenere. Non era nervosa. Era pronta.

Jacques fu fatto sedere in prima fila. Gli legai le mani dietro la sedia. Un segno di rispetto: per impedirgli di macchiare il rito con la sua debolezza.

— «Questa è tua moglie» gli dissi. «Ma ora la vedrai diventare di tutti. E non potrai fare nulla. Solo guardare.»

Uno alla volta, gli uomini si avvicinarono. Prima mani, poi lingue. Poi corpi. Claire veniva presa su ogni lato. In ogni orifizio. Le sue grida si confondevano con i respiri. Si muoveva come in trance, abbandonata al piacere, schiacciata, adorata, attraversata.

Io sedevo in fondo. Calmo. Bevevo lentamente. Ogni tanto alzavo una mano per dare un segnale.

— «Due insieme, adesso. Uno dietro, uno davanti.»
— «Adesso la voglio in ginocchio. Tre, attorno alla bocca.»
— «Non venite sul letto. Venite su di lei.»

Claire non chiese mai tregua. Ogni volta che un uomo veniva, si inginocchiava e apriva la bocca. E se qualcuno esitava, io parlavo:

— «Non chiederle il permesso. È qui per te. Spingiti più in fondo.»

Quando ne ebbe serviti più di dieci, la feci stendere a terra, gambe spalancate, il ventre coperto, il corpo tremante. Poi presi Jacques per i capelli e gli sussurrai:

— «Guarda tua moglie. Guarda cosa significa appartenermi. Adesso la pulirai. Con la lingua. Davanti a tutti.»

Lui si inginocchiò. Tremante. E Claire lo accolse con un sorriso. Sporco. Radioso.

Il club applaudì piano.

Il collare brillava alla luce delle candele.

E io… ero l’unico a non avere ancora goduto.

— «Questa notte finisce solo quando lo decido io.»

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